Scusa ma:
Scimeon ha scritto:
Dico ciò per dare fiducia a chi magari ha avuto a che fare con loro. E anche per capire qualcosa in più. Più avanti chiarirò il mio credo, perché serve per fare chiarezza.
Io sono tra i pochi cattolici del forum, come forse avrai potuto notare dalle varie battaglie verbali sostenute sino ad oggi, e pertanto il mio interesse verso le tue esposizioni non son di natura polemica ma per capire alla fine in quale gamba metti il calzino la mattina dato che fino ad ora, onestamente non ci ho capito niente di quello che tu voglia dimostrare in questo forum.
Quello che posso dirti. da quello che mi risulta, è che il libro di Daniele sia di natura storica ed allegorica come si legge da Wikipedia.
Tradizionalmente il Libro di Daniele viene suddiviso in due parti in base alle caratteristiche più evidenti del contenuto: i primi 6 capitoli sembrano più storici/narrativi e i secondi 6 più profetici/apocalittici. Questa suddivisione, però, non rispetta la cronologia indicata nel testo, secondo la quale i capitoli 7 e 8 dovrebbero precedere i capitoli 5 e 6. In realtà il testo ha una struttura più unitaria in cui anche i capitoli "profetici" sono utili per interpretare correttamente i capitoli "storici"
In particolare la parte profetica-apocalittica è da prendersi decisamente con le molle offrendo interpretazioni diverse.
Ritengo che quanto tu hai citato si riferisca anche alla pagina del Vangelo:
Luca 19,41-44
41 Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: 42 «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. 43 Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 44 abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Dove Gesù, prevedendo la fine di Gerusalemme nel 70, pianse.
Infatti:
Nell’anno 67 il generale romano Vespasiano giunge nella Giudea in rivolta, alla testa di tre legioni, accompagnato dal figlio Tito. Tra il 67 e il 70, tra la morte di Nerone e l’ascesa al trono di Vespasiano, si succedono a Roma quattro imperatori, mentre Gerusalemme è in preda ad una spirale di odio e di violenza, a causa della guerra civile che dilania la città. Tre capibanda angariavano la popolazione: Eleazar ben Shimon, leader degli zeloti, era chiuso nella corte del Tempio di Gerusalemme, da dove fu espulso da Giovanni di Giscala che si asserragliò a sua volta nel Tempio, mentre Simone bar Giora, con i suoi Sicarii e gli Idumei, teneva la città bassa e una parte di quella alta. «Sarebbe impossibile – scrive Giuseppe Flavio – raccontare nei particolari la storia delle loro nefandezze, ma per dirla in breve nessun’altra città ebbe mai a subire un tale martirio né, da che mondo è mondo, vi fu una generazione più capace di mal fare» (Libro V, 10, 5).
Tito, che nel 70 aveva ricevuto dal padre l’incarico di conquistare Gerusalemme, fece costruire attorno ad essa una circonvallazione, per impedire ogni accesso di viveri, mentre la lotta tra le fazioni trasformò la città in un campo di battaglia, in cui le fiamme divorarono tutto il grano che avrebbe potuto servire a sopravvivere. Il flagello della fame fu il più terribile tra quelli che colpirono gli assediati. «La fame – scrive Giuseppe Flavio – è la più grande di tutte le sofferenze, e nulla essa distrugge più che il rispetto: ciò che in altre condizioni è oggetto di considerazione viene invece trattato con disprezzo quando c’è fame. Così le mogli strappavano il cibo dalle bocche dei loro mariti, i figli dalle bocche dei padri e, cosa fra tutte più dolorosa le madri dalle bocche dei loro bambini» (Libro V, 10, 3).
In effetti fu una carneficina e l'allontanamento di tutti gli ebrei da Gerusalemme e non penso che si possa estrapolare tali parole anche al futuro di 2000 anni dopo.
Alla fine succede che ognuno alla fine interpreta quello che vuole ma sempre con scarsa se non nulla affidabilità