IL RAPPORTO OCSE SULL'UTILITÀ DELLA LAUREA

Segnalazioni di giornali, riviste, trasmissioni radio-televisive che riguardino i TdG

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polymetis
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IL RAPPORTO OCSE SULL'UTILITÀ DELLA LAUREA

Messaggio da polymetis »

Ho trovato interessante commentare l'ultimo rapporto dell'OCSE sull'utilità della laurea. Infatti, sebbene i TdG a parole dicano che da loro studia chi vuole, poi non perdono mai occasione di far rimbalzare qualunque notizia lasci intendere che laurearsi sarebbe inutile. Così facendo, oltre a mostrare scarsa capacità di analisi dei dati, ci dimostrano indirettamente che laurearsi viene scoraggiato nella loro organizzazione: i TdG infatti vituperano la laurea per auto-convincersi che fa bene il loro Schiavo a sconsigliargliela....
Ecco dunque perché, onde prevenire le solite chiacchiere dei TdG, vorrei analizzare con voi l'ultimo rapporto dell'OCSE, che, almeno nei titoli di alcune testate web che lo riportano, sembra quasi dare ragione alle raccomandazioni dello Schiavo.

La denuncia dell'ocse: il lavoro non premia i laureati, lo stato non sostiene il diritto allo studio
La laurea perde il suo fascino. In Italia record di tasse

02/07/2013

ItaliaOggi
di Emanuela Micucci

Gli studenti attratti dall'università diminuiscono. Eppure, con i laureati lo Stato ci guadagna. L'ultimo rapporto Osce Education at a Glance 2'13, pubblicato la scorsa settima (ww.oecd.org), mostra che i 15enni italiani che sperano di conseguire la laurea sono diminuiti dell'11% tra il 2003 e il 2009, passando dal 52,1% al 40,9%.
Se i più giovani tendono ad avere un livello di istruzione più elevato rispetto ai concittadini più anziani, appena il 15% dei 25-64enni è laureato rispetto al 32% della media dei Paesi Ocse. E sono precipitati i tassi d'ingresso agli atenei: -48% nel solo 2011, contro una media Ocse del 60%. Sebbene all'inizio degli anni Duemila si fosse verificato un aumento temporaneo: dal 39% del 2000 al 50% del 2002 e al 56% del 2006. In effetti, a leggere i dati sui livelli di remunerazione tra laureati e diplomati 25-34enni, il guadagno dei primi supera quello dei secondi solo del 22% rispetto al 40% della media internazionale e rispetto a una differenza del 68% nella fascia di età 55-64 anni (la media Osce è del 73%).
Difficilmente, quindi, i giovani dottori trovano un lavoro adeguato. Ma anche aggiudicarsi un posto con la laurea in tempi di crisi non segna grandi differenze rispetto ai coetanei con il solo diploma: tra il 2008 e il 2011, infatti, i 25-34enni disoccupati laureati sono aumentati del 2,1%, percentuale quasi in linea con il 2,2% della media Osce, mentre i diplomati senza lavoro sono cresciuti del 2,9%. E lo Stato non agevola la scelta universitaria. Meno del 20% degli studenti beneficia di interventi a sostengo del diritto allo studio: borse di studio, prestiti ci collocano agli ultimi posti nella classifica Osce. Non solo. I Paesi che stabiliscono tasse universitarie più alte dell'Italia, cioè USA, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda sono quelle in cui il finanziamento dell'ateneo è per lo più privato e i giovani ricorrono ai prestiti d'onore per coprire le spese universitarie.
Mentre in Europa sono solo i Paesi Bassi ad avere tasse universitarie maggiori dell'Italia. Anzi, negli ultimi anni nel Belpaese si è assistito a un aumento delle tasse, tanto che l'Italia è quarta per aumento della percentuale di spesa privata con +10%, dopo il Portogallo e la Repubblica Slovacca. Ma per spesa privata complessiva l'Italia è seconda in Europa, preceduta solo dal Regno Unito sul quale pesa l'incremento del 40% di tasse universitarie dovuto alla riforma Cameron. Eppure, il rapporto Osce stima consistenti benefici sociali del conseguimento di una laurea per lo Stato: laureato italiano produce benefici pubblici 3,7 volte maggiori dai costi pubblici, in linea con la media OCSE del 3,9; mentre una donna laureata ne produce 2,4 volte maggiori, contro una media del 3. Si pensi, ad esempio, ai maggiori introiti e contributi previdenziali dei laureati.
Non solo per gli studiosi dell'Ocse questi benefici superebbero i costi pubblici dell'istruzione universitaria, ma anche quelli per l'istruzione primaria e secondaria. Non trascurabili, poi, i ritorni economici di un dottore: quelli pubblici sono pari a 169mila dollari per gli uomini e 70mila per le donne, quelli individuali a 155mila dollari per i laureati e 77.652 per le laureate. Ciononostante la spesa pubblica per gli studenti di livello terziario, pari a 9.580 dollari, continua ad essere molto inferiore alla media Osce di 13.528 dollari. Sebbene negli ultimi 15 anni sia cresciuta del 39%, registrando un aumento superiore all'area Osce del 15%. Aumento tuttavia ampiamente riconducibile, spiega il rapporto, a quello dei finanziamenti provenienti da fonti private.

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Leggendo questo rapporto si ha un briciolo di amarezza, vedendo i giovani laureati acquisire capacità che vengono sempre meno premiate. Ciononostante, demoralizzarsi e non prendere una laurea sulla base di questi dati sarebbe veramente da pirla, e ce lo dicono gli stessi dati che abbiamo appena detto:

1)Che possa calare la probabilità di trovare un lavoro ben remunerato per i laureati, ciò non toglie che lo stipendio è comunque del 22% superiore a quello dei soli diplomati. Questo differenziale di stipendio del 22% si riferisce inoltre ai primi anni di occupazione (under 35), più si procede nel tempo, e più è ragionevole presumere che la forbice si divaricherà ulteriormente.

2)Al momento siamo in una fase recessiva. Ma se, come dopo la crisi del ’29, il mercato ripartisse, la gente senza laurea si troverà comunque più svantaggiata per entrare nel mercato del lavoro.

3)Il sondaggio OCSE non dice che la laurea è sempre meno vantaggiosa per trovare lavoro, ma che è sempre meno utile per avere una differenza di stipendio significativa. Non parliamo cioè di quanto la laurea aiuti a trovare lavoro, ma di quanto aiuti a guadagnare di più.

Da questo punto di vista, per chi si accontenti di trovare un lavoro, la laurea aiuta immensamente, specie a medio-lungo termine (così ripetono incessantemente i dati Alma Laurea ogni anno). Non confondiamo cioè i due problemi: chi si laurea trova lavoro più spesso, quello di cui parla l’OCSE non è la differenza nella probabilità di trovare lavoro, ma la differenza di stipendio.

4)Da quanto leggo nell’articolo il rapporto si occupa del confronto tra la remunerazione dei diplomati che trovano lavoro e la remunerazione dei laureati , ma da quanto leggo non indaga di che tipo di lavoro di tratti, e soprattutto non lo indaga in lunga prospettiva, infatti:

a)Se sei una capra, buona solo per i lavori manuali, starai sempre a far quelli, mentre il laureato o trova subito il lavoro per il quale ha studiato, o comunque ha la possibilità di trovarlo in un futuro, prossimo o remoto che sia. Più istruzione, più possibilità.

b)Il giovane laureato viene spesso sottopagato, prendendo quanto un operaio, ma almeno sovente viene sfruttato all’interno del lavoro per cui ha studiato, e che lo appassiona: ad esempio un giovane architetto venticinquenne viene usato come schiavo in uno studio di architettura, ma, almeno, lavora con qualcosa che gli piace, che realizza la sua umanità. Sia il neoarchitetto sia chi ha la terza media possono andare a scaricare le casse della frutta al mercato, e forse si ridurranno a fare la stessa cosa, ma l’architetto ha una possibilità in più nel futuro.

5)Dire che in Italia conta la furbizia e la raccomandazione, e continuare a vedere tutto marcio perché è più facile, è un discorso da pessimisti radicali quali sono i TdG. Sarà pur vero che in Italia molte cose funzionano così, ma ciò inficia in nulla l’utilità del titolo di studio. Infatti, se i posti dei raccomandati sono già presi, in quei luoghi invece in cui non vige la raccomandazione, pochi che siano, il titolo di studio è il miglior metodo d’ingresso. Se anche ammettessimo per ipotesi che le classi alte tramite sistemi di raccomandazione si prendano il 90% posti migliori per i loro figli, questo paradossalmente sarebbe un motivo in più per studiare per chi venga dalle classi basse. Se infatti oltre che pezzente sei pure ignorante, nei pochi posti dati con sistemi regolari non ci entrerai mai.

6) Ma poi, santo cielo, non diventiamo americani come i TdG, che concepiscono l’utilità della laurea solo in termini di tornaconto economico e lavorativo… Laurearsi perché studiare è bello, apre la mente, rende più liberi, non è già di per se un motivo sufficiente? Laurearsi perché, specie con una laurea nelle materie umanistiche, si riconosce subito il grigiore intellettuale di queste sette, e dunque si evita di finirci dentro, non è già una motivazione adeguata?
Chi dice che significherebbe aver buttato 5 anni di vita se, dopo la laurea, si finisse a fare un lavoro che non ti piace, mostra tutta la sua mentalità plebea, e il suo modo americano di concepire l’istruzione. A queste persone evidentemente non è mai piaciuto studiare, e l’hanno fatto solo per incassare dei soldi nel futuro, infatti, per coloro che amano la materia che hanno studiato, sarebbe inconcepibile pensare che abbiano sprecato del tempo all’università. L’esperienza che hanno fatto li ha comunque arricchiti, e si sono divertiti studiando e appassionandosi per cose che amavano, a prescindere da ciò che capiterà dopo. Chi invece vede l’utilità dell’istruzione solo in riferimento all’occupazione che viene dopo, denuncia così la sua appartenenza alla plebe dello spirito, facendoci intendere che hanno studiato quello che hanno studiato non perché gli piacesse, bensì vivendolo come un peso volto a guadagnare soldi in futuro.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

Il problema caro Poly è che si sono formate innumerevoli facoltà inutili, volte solo ad attrarre più studenti per mantenere i baronati degli atenei.....
Non solo, la qualità degli studi universitari negli ultimi 10 anni è notevolmente peggiorata rispetto al passato, allineandosi con gli standard sempre più mediocri delle scuole superiori.....

Moltissimi studenti prediligono lauree umanistiche o pseudo scientifiche terra terra......

Di conseguenza ci si ritrova ad avere una società che dà lauree a cani e porci e di qualità molto dubbia.......

Quando si dice che i laureati sono pochi in Italia, bisogna fare un enorme distinguo......
Moltissime aziende sono a titolo famigliare o poco più e moltissime altre a livello manifatturiero artigianale.....
Al massimo per il nostro sistema servono più periti o tecnici estrosi che passa carte blasonati......

A meno che non si ripensi profondamente ad un nuovo sistema di lavoro più specialistico e rivolto a ricerca sviluppo ed innovazione, oppure la laurea diventerà all'americana maniera, non tanto per i costi, ma perchè se non hai conoscenze e spinte, ti ritrovi a studiare 5-7 anni per guadagnare come un tecnico o peggio, a fare un lavoro che basta si e no la terza media o poco più...... :strettamano:
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Messaggio da Neca »

Bravo Poly! Hai fatto molto bene a postare queste informazioni! Speriamo che leggano e che riflettano su queste informazioni! Credo che scoraggino i tdg a non frequentare le università, per 3 motivi! 1°) dedicherebbero più tempo a studiare le discipline universitarie e poco per studiare le loro pubblicazioni; 2°) L'università insegnerebbe agli studenti il giusto sistema per fare ricerche, non come insegnano loro; 3°) Si aprirebbero al mondo dedicando più tempo, denaro e risorse a favore degli studi universitari che alla predicazione!
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

polymetis ha scritto:6) Ma poi, santo cielo, non diventiamo americani come i TdG, che concepiscono l’utilità della laurea solo in termini di tornaconto economico e lavorativo… Laurearsi perché studiare è bello, apre la mente, rende più liberi, non è già di per se un motivo sufficiente?
Mi fai tornare con la mente al mio primo giorno all'università. Corso di laurea in lingue e letterature straniere, test d'ingresso per valutare quanto già conoscessimo l'inglese. L'assistente che ci fece il test esordì dicendo "Non capisco come mai siate così tanti a iscrivervi a questo corso, visto che il solo sbocco professionale sarà quello di fare gli insegnanti, e ce ne sono già troppi". La mia reazione immediata fu "Anche se per guadagnarmi da vivere dovessi fare la donna delle pulizie, preferisco essere una donna delle pulizie che conosce bene Shakespeare".

A molti anni di distanza posso dire che avevo ragione io. Per la cronaca, non ho fatto né l'insegnante né la donna delle pulizie. Ci sono molte più possibilità nella vita di quante ne possano immaginare una studentessa appena uscita dal liceo o un'assistente universitaria dalla mentalità gretta.
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Amalia
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Messaggio da Amalia »

Cogitabonda ha scritto:
polymetis ha scritto:6) Ma poi, santo cielo, non diventiamo americani come i TdG, che concepiscono l’utilità della laurea solo in termini di tornaconto economico e lavorativo… Laurearsi perché studiare è bello, apre la mente, rende più liberi, non è già di per se un motivo sufficiente?
Mi fai tornare con la mente al mio primo giorno all'università. Corso di laurea in lingue e letterature straniere, test d'ingresso per valutare quanto già conoscessimo l'inglese. L'assistente che ci fece il test esordì dicendo "Non capisco come mai siate così tanti a iscrivervi a questo corso, visto che il solo sbocco professionale sarà quello di fare gli insegnanti, e ce ne sono già troppi". La mia reazione immediata fu "Anche se per guadagnarmi da vivere dovessi fare la donna delle pulizie, preferisco essere una donna delle pulizie che conosce bene Shakespeare".

A molti anni di distanza posso dire che avevo ragione io. Per la cronaca, non ho fatto né l'insegnante né la donna delle pulizie. Ci sono molte più possibilità nella vita di quante ne possano immaginare una studentessa appena uscita dal liceo o un'assistente universitaria dalla mentalità gretta.
:appl: La penso proprio come te Cogi...e straquoto tutto il punto 6 di Poly...è esattamente come la vedo io e come l'ho vissuta io.
Senza contare che all'università non si impara solo concetti ma anche la ricerca in autonomia, lo studio, il ragionamento, l'uso delle nozioni apprese per ampliare ulteriormente gli orizzonti...insomma si impara a ragionare a tutto tondo con la propria testa (e anche a vivere in un modo più consapevole di come gira il mondo)...imvho :timido:
"Chi porta il paraocchi si ricordi che del completo fanno parte il morso e la sferza."
Stanisław Jerzy Lec
"Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere." Voltaire
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607Evolved
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Messaggio da 607Evolved »

Domanda: meglio 3-5 anni, che al confronto con il resto della vita sono pochi e passano anche troppo velocemente, studiando e approfondendo qualcosa che ci piace prima di iniziare un "lavoro di fortuna" o fare 5 anni in più del medesimo lavoro che non ci piace?

Meglio passare il resto della vita divertendoci a considerare giorno dopo giorno le mille sottigliezze che ci è stato insegnato ad osservare, maggiormente consapevoli di quello che ci sta attorno e capaci di comprenderlo, o doverci alzare svogliati la mattina presto per essere spremuti come limoni e dovendoci affidare completamente a quelli che "sono imparati", in completa balia di chiunque usi delle 'parolone' e faccia finta di saperne qualcosa?

Queste sono certezze dello studio.
Senza nemmeno menzionare la tutt'altro che remota possibilità di essere lavorativamente impiegati per quello che abbiamo studiato, qualificandoci in quanto individui e non divenendo lavoratori coatti, persone vuote, che già a 30 anni si svegliano sognando la tanto agognata, e sempre più lontana, pensione.
Il mio brodo
C'è un solo problema con le religioni che hanno tutte le risposte. Non permettono le domande.
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Lo scetticismo è la mia natura. Il libero pensiermo è il mio metodo. L'agnosticismo è la mia conclusione.
L'ateismo è la mia opinione. L'umanitarismo è la mia motivazione.
J. DeWitt, Hope after faith
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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

Se consideriamo che Snowden, il defunto Steve Jobs, Bill Gates, e molti altri non cosi famosi hanno compiuto opere grandiose senza essere laureati o avere conseguito il diploma di maturità, e considerando che ci sono laureati da 110 e lode che non sanno mettersi un dito in c..o, vien da chiedersi dove sia il vantaggio di essere laureati e dove no.....

A questo punto bisognerebbe spostare l'attenzione sulle capacità dell'uomo o sul valore della carta che potrebbe testimoniare tutto e non dire niente?
Conta di più una scrivania con alle spalle un muro pieno di attestati sotto i quali c'è uno pseudo raccomandato, o un geniale sporco e forse sgrammaticato, ma che è un pozzo di scienza auto didatta e di cultura fai da te?

Negli ultimi decenni si è persa questa sensibilità, facendo passare i laureati per super dotati......io non mi stancherò mai di dire che non è cosi, conosco e lavoro con moltissimi laureati e per molti posso dire che se evitassero di menzionare questo titolo di studio farebbero molta più bella figura....

Capisco che per certi lavori come la medicina, l'ingegneria e simili, le lauree severe sono essenziali, ma conosco anche un sottobosco molto numeroso di gente che non ha voglia di lavorare, che non ha capacità e che sono di una grettezza allucinante, che però grazie ad una famiglia che li spalleggia sono riusciti a laurearsi (mascherando cosi la loro nullafacenza con lo studio)........

A questo punto a cosa serve una laurea ed un laureato del genere?

Lo chiedo a voi laureati che forse vi siete consumati il fondo schiena sui libri.....e vi vedete un mercato del lavoro intasato anche da questa gentaglia che però può blasonare il "TITOLO" ed in un sistema burocratico italiota, la carta conta più delle capacità..... :strettamano:
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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

Bhe, io distinguerei (come in tutte le professioni) tra chi studia e chi scalda la sedia.
Vi sono ottimi autodidatti e pessimi laureati, tutto dipende, come sempre, dalla voglia di migliorarsi e non di nascondersi dietro ad un diploma.
Ma indubbiamente, chi ha la capacita' e la volonta' di applicarsi seriamente, non si può negare abbia una marcia in più.
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Messaggio da Shubby.1950 »

Gabriella Prosperi ha scritto:Bhe, io distinguerei (come in tutte le professioni) tra chi studia e chi scalda la sedia.
Vi sono ottimi autodidatti e pessimi laureati, tutto dipende, come sempre, dalla voglia di migliorarsi e non di nascondersi dietro ad un diploma.
Ma indubbiamente, chi ha la capacita' e la volonta' di applicarsi seriamente, non si può negare abbia una marcia in più.
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Bel soggetto

Messaggio da deep-blue-sea »

che mi lascia con tanta amarezza sia per il livello di lauree degli italiani... in percentuale, rispetto al tasso europeo son proprio pochini :triste:

sia perchè mio marito se l'é cavata egregiamente senza laurea, ma capacità, incontri adatti, apprezzamento, qualifiche son serviti a raggiungere un traguardo brillante e soddisfacente nel suo percorso lavorativo, ma il mio cruccio è non aver INSISTITO con i nostri figli affinché frequentassero l'Università...

Ma se per una vita intera la WT ti serve solo ILLUSIONI insegnandoti che questo mondo stà per finire a che servirebbe?

Quando poi penso che ad un periodo scrivevano sulle riviste che la scuola di Galaad (per i missionari che non esiste più), era paragonabile all'istruzione universitaria, allora :test: e ancora :test: e ancora :test:

Mio marito ha ancora letto e me l'ha menzionato questi ultimi giorni, di un rapporto sull'istruzione nelle varie denominazioni religiose, e i più ignoranti erano stati classificati i TG!!!! Ma non son riuscita a ritrovare l'articolo.

PS: È di questa settimana un articolo che richiede, causa grave penuria, urgentemente INGEGNERI, ma qui...dalle mie parti...
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Mi chiedo che gusto ci provi deliverance a tempestarci con le sue insipide esperienze personali qualunquiste di nessuna rilevanza statistica…
“Il problema caro Poly è che si sono formate innumerevoli facoltà inutili, volte solo ad attrarre più studenti per mantenere i baronati degli atenei.....”
Che cosa plebea hai detto! Inutile da che punto di vista? Dell’utilità economica? E perché mai questa dovrebbe essere il fattore primario che stabilisce se una facoltà è utile?
Inoltre non si vede cosa c’entri l’esistenza di facoltà inutili col discorso in generale del fatto che la laurea è ancora un investimento.
“Non solo, la qualità degli studi universitari negli ultimi 10 anni è notevolmente peggiorata rispetto al passato, allineandosi con gli standard sempre più mediocri delle scuole superiori.”
La fonte sarebbe?
“Moltissimi studenti prediligono lauree umanistiche o pseudo scientifiche terra terra......

Di conseguenza ci si ritrova ad avere una società che dà lauree a cani e porci e di qualità molto dubbia.......”
Non vedo su quale base si dica che chi scelga una laurea umanistica o una di quelle che tu chiami pseudo-scientifiche (ma quali sono poi?) sia meno dotato intellettualmente di chi sceglie una laurea scientifica hard. Non si tratta di una differenza d’intelligenza, ma di predisposizioni. Esattamente come un ingegnere non saprebbe leggere Heidegger, un filosofo non saprebbe ideare un ponte. Dal punto di vista della storia degli effetti è arduo stabilire se siano stati più utili alla società i filosofi oppure gli ingegneri ed i medici. Si potrebbe ad esempio affermare che il fatto che la scienza dura abbia potuto svilupparsi in un clima di libertà è dipeso dal fatto che i cari filosofi l’hanno inventato il concetto di libertà, così come il concetto di diritto, o il concetto di democrazia. Le opere di Platone ed Aristotele, o di Locke, influenzano il funzionamento delle società in cui viviamo quanto gli antibiotici e la possibilità di costruire aerei, vale a dire ognuno ha il suo posto nella difficile costruzione di questa società.
Inoltre, che si possano dare lauree anche a cani e porci, non toglie il fatto che queste eccezioni sono incapaci di inficiare la regola generale secondo cui sono i migliori a proseguire.
Inoltre, che siano cani e porci ad avere la laurea, è del tutto irrilevante rispetto al tema trattato in quetso post: il problema non è se ad avere la laurea siano cani e porci, ma se questi cani e porci con la laurea trovino un lavoro più o meno spesso dei cani e dei porci senza la laurea.
Vale a dire che è del tutto irrilevante in questa discussione se i laureati siano davvero migliori dei non laureati, possiamo infatti limitarci a valutare se il mercato del lavoro li valuti migliori o peggiori, cioè se trovino più spesso lavoro, senza doverci prendere la fatica di indagare se realmente siano migliori in se stessi. È il tasso di assunzione legato alla laurea che si analizza, non la qualità dei laureati.
“Quando si dice che i laureati sono pochi in Italia, bisogna fare un enorme distinguo......
Moltissime aziende sono a titolo famigliare o poco più e moltissime altre a livello manifatturiero artigianale.....
Al massimo per il nostro sistema servono più periti o tecnici estrosi che passa carte blasonati......”
Ciò è irrilevante, per due motivi. 1) Il perito potrà andare in queste imprese, il perito che oltre che perito sia laureato potrà andare sia in queste imprese sia in altre che richiedono da laurea. Ergo, da capo, la laurea non toglie niente, ma aggiunge possibilità. 2)Non si vede cosa c’entri la considerazione del fatto che esistono imprese dove la laurea non serve con la considerazione se la laurea serva o meno per entrare nel mercato più facilmente. Se non serve in queste imprese nelle quali bastano periti, servirà in altre.
“A meno che non si ripensi profondamente ad un nuovo sistema di lavoro più specialistico e rivolto a ricerca sviluppo ed innovazione, oppure la laurea diventerà all'americana maniera, non tanto per i costi, ma perchè se non hai conoscenze e spinte, ti ritrovi a studiare 5-7 anni per guadagnare come un tecnico o peggio, a fare un lavoro che basta si e no la terza media o poco più.....”
Le tue qualunquistiche previsioni pessimiste, basate sulla tua esperienza personale, sono irrilevanti, perché non supportate da dati. Il rapporto OCSE sullo stipendio dei laureati dice il contrario, e cioè che si guadagna in media (e parliamo dell’inizio), il 22% in più dei diplomati. Il tuo parallelo dunque, che pretende di fare un confronto addirittura con lo stipendio di chi fa un lavoro che richiede la sola terza media, è doppiamente assurdo, visto che è già falso che guadagnino come i diplomati, quindi figurarsi quant’è doppiamente falso che guadagnino come chi ha la terza media.
Mi sia concesso poi dire che qui non si sta affatto escludendo che possa succedere che 100, o 1000 laureati guadagnino come operai con la terza media, si sta dicendo che ciò è statisticamente irrilevante, perché il problema per valutare l’utilità della laurea non è cosa sia successo a quei mille laureati ma cosa sia successo l’intero insieme dei laureati, di cui quei mille con lo stipendio da operaio sono solo una frazione.
Inoltre, si noti la vena plebea quando Deliverance dice “ti ritrovi a studiare 5-7 anni per guadagnare come un tecnico”…
Non traspare in questa frase che Deliverance trovi lo studiare un peso, un sacrificio? E’ come se avesse detto: “sono stato a dieta un anno, e ho perso solo un kilo!” Cosa significa questa frase se non che mi dolgo del fatto d’aver passato un anno in un’attività spiacevole come lo stare a dieta, per poi guadagnarci così poco? Invece chi ama lo studio non direbbe mai una cosa del genere, perché quei 5 anni di studio gli sono piaciuti ed hanno avuto un valore in sé.
Ed ecco perché Deliverance non sarà laureato, e sputa sull’istruzione e sulle lauree altrui… Dalle sue frasi evinciamo che studiare non gli piaceva affatto, e che ha sempre concepito lo studio come un sacrificio da fare per avere un tornaconto economico.
“Se consideriamo che Snowden, il defunto Steve Jobs, Bill Gates, e molti altri non cosi famosi hanno compiuto opere grandiose senza essere laureati o avere conseguito il diploma di maturità, e considerando che ci sono laureati da 110 e lode che non sanno mettersi un dito in c..o, vien da chiedersi dove sia il vantaggio di essere laureati e dove no..”
L’argomentazione è priva di senso. Che dei singoli non laureati abbiano avuto successo, non toglie il fatto che in media sono i laureati ad avere più soldi e più successo. Similmente, che ci siano laureati che non sanno far niente, non cambia il fatto che statisticamente i laureati abbiano più competenze. Mi chiedo perché Deliverance sia così incapace di ragionare statisticamente, e ci debba infliggere le sue storie personali.
“A questo punto bisognerebbe spostare l'attenzione sulle capacità dell'uomo o sul valore della carta che potrebbe testimoniare tutto e non dire niente?
Conta di più una scrivania con alle spalle un muro pieno di attestati sotto i quali c'è uno pseudo raccomandato, o un geniale sporco e forse sgrammaticato, ma che è un pozzo di scienza auto didatta e di cultura fai da te?”
Ma perché sposti il discorso su questi lidi? Qualcuno ha forse detto che i non laureati valgono meno come persone dei laureati? Io non do alcun giudizio di valore sulle persone in quanto persone. Stiamo solo discutendo del problema se la laurea, statisticamente, permetta di avere un lavoro più remunerato, e se permetta di trovare lavoro più frequentemente. La qualità umana dei laureati è del tutto irrilevante in questo discorso.
“Capisco che per certi lavori come la medicina, l'ingegneria e simili, le lauree severe sono essenziali, ma conosco anche un sottobosco molto numeroso di gente che non ha voglia di lavorare, che non ha capacità e che sono di una grettezza allucinante, che però grazie ad una famiglia che li spalleggia sono riusciti a laurearsi (mascherando cosi la loro nullafacenza con lo studio)........

A questo punto a cosa serve una laurea ed un laureato del genere?”
Se anche la laurea ad un laureato del genere non servisse a nulla, ciò sarebbe irrilevante, perché ciò che conta non è a cosa serva la laurea al laureato scansafatiche da te tratteggiato, ciò che conta è a cosa serva la laurea alla media della popolazione. A parità di voglia di lavorare, chi abbia una laurea ha più possibilità. Che poi, come già detto, si possa ammettere ex hypotesis che i posti migliori siano dati per raccomandazione, non si vede come possa disincentivare lo studio di chi non usufruisce di raccomandazioni, al contrario come ho detto dovrebbe incentivarlo. Se infatti il 90% dei posti venissero assegnati per raccomandazione, cioè non toglie che per accaparrarsi il restante 10% chi abbia una laurea sarebbe avvantaggiato. Ergo chi appartenga ad una classe bassa, che non possa usufruire di raccomandazioni, e voglia scalare la società, ha tutto l’interesse a studiare come un matto per accaparrarsi quel 10% rimanente assegnato su base meritocratica. Come già detto infatti, se oltre che povero di famiglia sei pure ignorante, non ti accaparrerai neppure quel 10%.
Sicché le argomentazioni di Deliverance sono del tutto irrilevanti: non è rilevante che i ricchi raccomandati trovino lavoro con o senza la laurea, ciò che è rilevante è se chi è senza raccomandazioni traggra dalla laurea più o meno possibilità di lavorare, e la risposta è che la laurea avvantaggia.
“e vi vedete un mercato del lavoro intasato anche da questa gentaglia che però può blasonare il "TITOLO" ed in un sistema burocratico italiota, la carta conta più delle capacità...”
Può farsi, ma questa non è forse l’ammissione che, se la carta conta più delle capacità, occorre attivarsi per prenderla questa carta?
Mi sembra che Deliverance abbia intrapreso una crociata per difendere i non laureati dall’accusa di essere peggio dei laureati, ma purtroppo per lui quest’accusa non l’ha lanciata nessuno in questa discussione, e dunque egli combatte contro nemici immaginari. Qui non si sta dicendo che i laureati sono persone migliori dei non-laureati, si sta dicendo che, se lo meritino oppure no, i laureati trovano lavoro più spesso, e sono meglio retribuiti, quindi, proprio in base alla logica utilitaristica americana dei TdG, è bene correre a laurearsi!

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Piccola fonte maccheronica tratta dal corriere della sera e riferita al mero guadagno....
http://nuvola.corriere.it/2013/01/22/in ... e-impresa/

Nelle mie zone sono i laureati che lavorano per gente che ha la terza media e guadagna molto più di loro, visto che la volevi buttare sul successo.......

Il mio era un discorso generale che non voleva accusare nessuno, ma visto che l'hai buttata sui soldi io ti ho risposto....

Quindi se devo risponderti alla domanda secca, la laurea è fondamentale il successo (concetto ampio)?

la risposta è NO, perchè se ho capacità, voglia e perseveranza e non mi interessa studiare in un ateneo delle materie che a me potrebbero non interessare affatto, a prescindere dal pezzo di carta mi imporrò nella vita, ma questa è una constatazione che abbraccia i secoli ed ha visto poveracci diventare qualcuno, ed i rampolli diventare nessuno......

Se poi uno che ha capacità prende anche la laurea per ciò che lo appassiona ben venga, ma se parliamo di successo la laurea è del tutto ininfluente.... :strettamano:

PS: Circa la prima affermazione che hai detto riguardo l'inutilità di alcuni corsi di laurea, non occorre neanche che ti risponda, visto che in moltissime università italiane vengono soppressi corsi veramente stucchevoli.......vogliamo poi parlare delle blasonatissime scienze della comunicazione per farci 4 risate sull'inutilità di certe figure che laureate a battaglioni oggi si girano e rigirano i pollici?

Parliamo delle lauree umanistiche che il più delle volte se tutto và bene ti ritrovi ad insegnare in un istituto superiore a 1400 euro dopo aver fatto 5-6 anni di scuola e non sò quanti master?
E tu mi parli di vantaggi, anni spesi e ritorno economico?

Parliamo allora di lauree scientifiche, tecniche, e mediche se proprio dobbiamo discutere di soldi ed utilità.....

il resto è cultura.....

è bella, è utile, ingentilisce, fa figo, fà intellettuale ma non ti ci arricchisci di sicuro....per lo meno in proporzione tra laureati e persone di successo o con il quattrino.....
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deliverance1979 ha scritto:
il resto è cultura.....

è bella, è utile, ingentilisce, fa figo, fà intellettuale ma non ti ci arricchisci di sicuro....per lo meno in proporzione tra laureati e persone di successo o con il quattrino.....
Questo è niente; il male maggiore è che la cultura ti costringe a pensare. Leggere i classici greci è deleterio: se arrivi solo un po’ a comprenderli, capisci tutto il vuoto e l’inutilità della vita; capisci che l’uomo non è, come diceva Leonardo, altro che transito di cibo. E allora tanto vale omaggiare Berlusconi, e prenderlo a modello. Sul successo ha scritto pagine splendide, commentando Machiavelli, Jacques Maritain. Della serie il fine giustifica i mezzi: frase non proprio machiavelliana, ma certo machiavellica. Il problema è che il successo di oggi è l’insuccesso di domani. Questo a livello storico, al di là della vita dei singoli, secondo le prospettive di lunga durata indicate dalla scuola francese degli Annales. Ma anche a livello individuale: puoi avere l’universo intero, ma come un novello Giobbe, ti potresti ritrovare con un pugno di mosche in mano il giorno dopo. E se anche non fosse, se non sei nulla, nulla rimani, con o senza un conto in banca. Avere o essere recitava Fromm; ma certo, dimenticarlo, dimenticare che l’uomo è uomo se è, e non se ha, è comodo e gratificante.

Seriamente, il problema vero, il problema di questo thread, è proprio l’idea della laurea come pezzo di carta. Mi ricordo, quando facevo karate, dell’aura quasi religiosa che circondava la cintura nera. Non avevamo capito niente: non si fa karate per diventare cintura nera, ma si diventa cintura nera per fare karate. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
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polymetis
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Una laurea, caro Deliverance, forse ti avrebbe permesso di non infilare nuovamente una serie di non sequitur logici come hai appena fatto nel tuo ultimo post.

Piccola fonte maccheronica tratta dal corriere della sera e riferita al mero guadagno....
http://nuvola.corriere.it/2013/01/22/in ... e-impresa/" onclick="window.open(this.href);return false;

Nelle mie zone sono i laureati che lavorano per gente che ha la terza media e guadagna molto più di loro, visto che la volevi buttare sul successo.......

Il mio era un discorso generale che non voleva accusare nessuno, ma visto che l'hai buttata sui soldi io ti ho risposto..”
Queste affermazioni non sono ricavabili dall’articolo che hai linkato, e, se anche fossero ricavabili, sarebbero irrilevanti per il nostro discorso. SI deve infatti notare che:
1)Cosa per ipotesi avvenga nella tua zona, è irrilevante, visto che lo studio OCSE da me citato che analizza i dati a livello globale italiano, e non solo regionale, certifica che i laureati guadagnano in media il 22% in più.
2)Non si vede come tu possa pretendere di sapere che i laureati nella tua zona guadagnano meno di chi ha la terza media. Non lo si può certo ricavare dall’articolo di giornale che hai postato. In esso infatti si riporta semplicemente uno studio della mia università secondo cui solo il 22% degli imprenditori intervistati aveva una laurea. Ma ciò non ha nulla a che fare col problema se i laureati guadagnino o meno di più. Infatti, non essendo l’imprenditoria l’unico campo in cui si possa far successo, quale sia il titolo di studio medio degli imprenditori è irrilevante, perché non si vede proprio in base a che cosa sapere la percentuale di imprenditori istruiti ci aiuterebbe a capire quanto la laurea fa guadagnare. Si può guadagnare da laureati come architetti, avvocati, medici, ricercatori, saggisti ecc.
In generale dunque, cosa serva o non serva per fare imprenditoria vincente, è irrilevante al fine di stabilire se i laureati guadagnino di più, perché non sta scritto da nessuna parte che un laureato sia realizzato solo se diventa imprenditore.
Tra l’altro, proprio la chiusura di massa delle piccole imprese del Veneto, dovute alle crisi, ha come concausa il fatto che questa gente, certamente di buona volontà, essendo poco istruita non ha saputo innovarsi o adattarsi al mercato che cambia. Lo studio della mia università da te citato mette in luce benissimo quali sono i motivi per cui sarebbe bene per gli imprenditori, qualora vogliano sopravvivere, farsi un’istruzione:

“Eppure, due e tre argomenti per spingere le nuove leve dell’imprenditoria a frequentare l’università ci sono. La comprensione della realtà, prima di tutto.Dalla caduta del Muro di Berlino in poi, il mondo diventa ogni giorno maledettamente più complicato e arrivare fino ai livelli di istruzione più alti, qualunque sia la facoltà che si sceglie, permette di avere più strumenti per decodificare la realtà. Altrimenti, come si può agire e fare business in un contesto che non si conosce?
Oltre alla conoscenza, poi, bisogna pensare alla concorrenza. Che si può sconfiggere solo a colpi di innovazione. E l’innovazione si nutre di tecnologie digitali, di contaminazioni tra manifattura, servizi e reti, di processi produttivi eco-sostenibili. Le idee imprenditoriali che coniugano questi aspetti non possono venire in mente a persone a digiuno di competenze economiche, scientifiche, tecniche e giuridiche.
Per Vladi Finotto e Moreno Mancin, i ricercatori di Ca’ Foscari autori dello studio, la necessità di avere più imprenditori laureati è fuori discussione: «Pur essendo l’imprenditorialità dei diplomati tecnici un asse portante del tessuto industriale italiano da mantenere e incoraggiare, appare fondamentale – affermano nella loro ricerca – avviare iniziative di stimolo ed incentivo orientate ai laureati e agli individui in possesso di PhD e master, veri protagonisti dell’imprenditorialità nei settori di punta e nelle tecnologie». Con buona pace dei signori Jobs, Gates e Zuckerberg.”
“Quindi se devo risponderti alla domanda secca, la laurea è fondamentale il successo (concetto ampio)?

la risposta è NO, perchè se ho capacità, voglia e perseveranza e non mi interessa studiare in un ateneo delle materie che a me potrebbero non interessare affatto, a prescindere dal pezzo di carta mi imporrò nella vita, ma questa è una constatazione che abbraccia i secoli ed ha visto poveracci diventare qualcuno, ed i rampolli diventare nessuno......”
Ma perché continui imperterrito a fare domande non pertinenti, e a darti risposte modellate sulla base delle domande che ti fai da solo?
Nessuno s’è mai sognato di dire che sia necessaria una laurea per avere successo, s’è detto ben altro, e cioè che in media coloro che hanno una laurea hanno più successo. Ti è chiara la differenza tra questi due concetti?
a)Per avere successo occorre per forza una laurea. (FALSO)
b)Quelli che hanno una laurea statisticamente hanno mediamente più successo. (VERO)

Non ha senso cioè replicare che questo o quell’altro tipo ha avuto successo nonostante fosse sprovvisto di laurea, perché questo nessuno lo nega, si sta semplicemente dicendo che, guardando i grandi numeri, cioè i campioni di migliaia di persone, tendono ad avere più successo i laureati, e le eccezioni sono per l’appunto già conteggiate in questa statistica.
“Se poi uno che ha capacità prende anche la laurea per ciò che lo appassiona ben venga, ma se parliamo di successo la laurea è del tutto ininfluente....”
No, la laurea è influente. Quello che tu hai documentato è che si può avere successo anche senza laurea, non che la laurea sia ininfluente per avere successo. Le due cose sono distinte. “Si può guarire dall’influenza anche senza medicine”, non è uguale a dire “le medicine sono ininfluenti per guarire dall’influenza”. Se le hai, guarisci prima.

PS: Circa la prima affermazione che hai detto riguardo l'inutilità di alcuni corsi di laurea, non occorre neanche che ti risponda, visto che in moltissime università italiane vengono soppressi corsi veramente stucchevoli.”
Lungi da me negare che possano esistere corsi di laurea inutili, ma ciò non è certo ricavabile dal fatto che essi vengano chiusi, infatti si chiude un corso di laurea se non ha iscritti, e non se è inutile. Una laurea inutile ma con iscritti resta aperta.
“vogliamo poi parlare delle blasonatissime scienze della comunicazione per farci 4 risate sull'inutilità di certe figure che laureate a battaglioni oggi si girano e rigirano i pollici?”
I laureati in scienze della comunicazione, come si può leggere dai profili professionali, hanno molteplici possibilità di impiego: editoria; comunicazione sociale, pubblica e politica; comunicazione di massa e industria culturale; comunicazione d'impresa; formazione e consulenza professionale; attività connesse ai nuovi media. Il profilo professionale è caratterizzato dal possesso di competenze e abilità specificamente orientate all'uso dei più aggiornati e tecnologicamente avanzati strumenti della comunicazione. In tal senso, le figure professionali in uscita possono identificarsi in: esperti nel campo del desktop publishing, della comunicazione pubblicitaria, della produzione di sussidi multimediali, della realizzazione di audiovisivi, sia in riferimento alla sceneggiatura che alla elaborazione dei materiali. In particolare, in riferimento alla preparazione specificamente maturata nel campo delle tecnologie informatiche, le competenze acquisite dai laureati possono trovare un idoneo campo di impiego nell'ambito della predisposizione di contenuti e servizi per il web.
https://webstudenti.unica.it/esse3/Cors ... s_id=10544" onclick="window.open(this.href);return false;

In generale vale quanto già detto prima: il laureato in scienze della comunicazione può fare anche i lavori per cui viene richiesta nei colloqui d’assunzione la terza media, ma non vale il contrario. Quindi il laureato in scienze della comunicazione, se anche finisce a fare i lavori di qualcuno con la terza media, avrà avuto la possibilità virtuale di scegliere tra i lavori del laureato in scienze della comunicazioni e i lavori per gente con la terza media, al contrario il lavoratore con la sola terza media avrà potuto scegliere solo tra i lavori fattibili con la terza media. La laurea apre cioè nuove possibilità di impiego, senza toglierne nessuna.
“Parliamo delle lauree umanistiche che il più delle volte se tutto và bene ti ritrovi ad insegnare in un istituto superiore a 1400 euro dopo aver fatto 5-6 anni di scuola e non sò quanti master?
E tu mi parli di vantaggi, anni spesi e ritorno economico?”
Ancora dunque recalcitri ad uscire dalla tua mentalità plebea, e non capisci che chi si laurea in materie umanistiche non ha considerato quei 5 anni un peso, un sacrificio, da dover scontare nella speranza di un lauto stipendio. Al contrario, chi si iscrive a queste facoltà lo fa perché gli piace.
E comunque, è del tutto inesatto che chi si iscrive a queste facoltà poi possa solo insegnare. Penso che dei miei compagni di laurea conosco solo uno che sia finito nella scuola. I laureati magistrali delle materie umanistiche potranno infatti svolgere funzioni di elevata responsabilità in editoria, nella direzione del personale amministrativo, nella gestione di biblioteche o musei, nella comunicazione intermediale, nel giornalismo e nelle pubbliche relazioni. Potranno organizzare corsi di formazione professionale e consulenza filosofica.
“il resto è cultura.....

è bella, è utile, ingentilisce, fa figo, fà intellettuale ma non ti ci arricchisci di sicuro...”£
L’Italia va male, tra le varie cose, perché ci sono persone grette che non hanno ancora capito che la cultura non è un peso, ma una risorsa economica poderosa, sia l’acquisirla sia il venderla. Mai letto il capitolo “L’industria culturale” all’interno della Dialettica dell’Illuminismo? Semplicemente è un tipo di industria che vende prodotti per persone diverse da quello che solitamente votano Gentilini a Treviso…

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polymetis ha scritto:Una laurea, caro Deliverance, forse ti avrebbe permesso di non infilare nuovamente una serie di non sequitur logici come hai appena fatto nel tuo ultimo post.
Che infatti mi ha cambiato la vita cosi tanto, (dopo che me lo ha notare in questa maniera supponente, accademica e distaccata) che sto infatti caricando la Luger......perchè da dove mi parli da un'altra dimensione?
Se consideriamo che molti dirigenti delle pubbliche amministrazioni, nella politica, ed in molti altri settori privati sono laureati e degli emeriti incompetenti oltre che ignoranti, mi fa capire che una laurea non cambia proprio una cippa.....tanto per avvalorare la tua teoria....anzi, è proprio un bel bersaglio di tiro per degli insulti meritati visto pure il blasone appeso sul muro..... :fronte:
Non capisco perchè ogni volta ti devi ergere a professore supremo e sbattere la tua cultura in faccia alle persone, che tra l'altro possono avere più successo di te nella vita anche avendo la metà o un quarto della tua cultura umanistica.....
polymetis ha scritto:Queste affermazioni non sono ricavabili dall’articolo che hai linkato, e, se anche fossero ricavabili, sarebbero irrilevanti per il nostro discorso. SI deve infatti notare che:
1)Cosa per ipotesi avvenga nella tua zona, è irrilevante, visto che lo studio OCSE da me citato che analizza i dati a livello globale italiano, e non solo regionale, certifica che i laureati guadagnano in media il 22% in più.
2)Non si vede come tu possa pretendere di sapere che i laureati nella tua zona guadagnano meno di chi ha la terza media. Non lo si può certo ricavare dall’articolo di giornale che hai postato. In esso infatti si riporta semplicemente uno studio della mia università secondo cui solo il 22% degli imprenditori intervistati aveva una laurea. Ma ciò non ha nulla a che fare col problema se i laureati guadagnino o meno di più. Infatti, non essendo l’imprenditoria l’unico campo in cui si possa far successo, quale sia il titolo di studio medio degli imprenditori è irrilevante, perché non si vede proprio in base a che cosa sapere la percentuale di imprenditori istruiti ci aiuterebbe a capire quanto la laurea fa guadagnare. Si può guadagnare da laureati come architetti, avvocati, medici, ricercatori, saggisti ecc.
In generale dunque, cosa serva o non serva per fare imprenditoria vincente, è irrilevante al fine di stabilire se i laureati guadagnino di più, perché non sta scritto da nessuna parte che un laureato sia realizzato solo se diventa imprenditore.
Bastava solo che ieri guardavi un secondo le interviste fatte ai laureati su Ballarò (che tra l'altro le fanno ogni santo martedi) per capire il rapporto tra studio (che comunque è sacrificio anche se potrebbe piacere) e relativo lavoro appagante sia a livello economico che passionale....perchè non penso che uno si sorbisce 5 anni di università e deve studiare materie che potrebbero fregare di meno, ma che fanno parte del corso di studio e quindi vanno passate anche con il minimo dei voti, per friggere patatine al mcdonald, non avrebbe senso la scelta dell'università.... :boh:

Inoltre, ti rimando anche al sito dei radicali italiani per affrontare le numerose interviste trattate nei format di approfondimento che solitamente mandano in onda il lunedì mattina dal tema "laureato ed ora?"
polymetis ha scritto:Quello che tu hai documentato è che si può avere successo anche senza laurea, non che la laurea sia ininfluente per avere successo. Le due cose sono distinte. “Si può guarire dall’influenza anche senza medicine”, non è uguale a dire “le medicine sono ininfluenti per guarire dall’influenza”. Se le hai, guarisci prima.
Quindi se io non frequento un ateneo ma leggo e mi informo per conto mio non ho le stesse opportunità di un laureato o la sua stessa cultura se non superiore?
Mi sembra un pò discriminante questa situazione.....

Torno a ribadire il concetto di fondo, se parliamo di accedere a determinate professioni per titoli, il discorso della laurea ha un senso (anche se con le conoscenze e tecnologie di oggi la cultura specialistica di determinati settori è alla portata dei più, rendendo cosi molte lauree meno spendibili, difatti in molti settori si richiedono più diplomati specializzati che laureati).....
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Messaggio da deliverance1979 »

Quixote ha scritto:Questo è niente; il male maggiore è che la cultura ti costringe a pensare. Leggere i classici greci è deleterio: se arrivi solo un po’ a comprenderli, capisci tutto il vuoto e l’inutilità della vita; capisci che l’uomo non è, come diceva Leonardo, altro che transito di cibo. E allora tanto vale omaggiare Berlusconi, e prenderlo a modello. Sul successo ha scritto pagine splendide, commentando Machiavelli, Jacques Maritain. Della serie il fine giustifica i mezzi: frase non proprio machiavelliana, ma certo machiavellica. Il problema è che il successo di oggi è l’insuccesso di domani. Questo a livello storico, al di là della vita dei singoli, secondo le prospettive di lunga durata indicate dalla scuola francese degli Annales. Ma anche a livello individuale: puoi avere l’universo intero, ma come un novello Giobbe, ti potresti ritrovare con un pugno di mosche in mano il giorno dopo. E se anche non fosse, se non sei nulla, nulla rimani, con o senza un conto in banca. Avere o essere recitava Fromm; ma certo, dimenticarlo, dimenticare che l’uomo è uomo se è, e non se ha, è comodo e gratificante.

Seriamente, il problema vero, il problema di questo thread, è proprio l’idea della laurea come pezzo di carta. Mi ricordo, quando facevo karate, dell’aura quasi religiosa che circondava la cintura nera. Non avevamo capito niente: non si fa karate per diventare cintura nera, ma si diventa cintura nera per fare karate. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Caro Quixote, il mio discorso si era diretto sul mero guadagno solo per rispondere alle statistiche di Poly che alla fine evidenziavano in percentuali i guadagni, visto che in determinati settori di statistica e per la società moderna laurea è sinonimo di guadagno, ed io a questo punto ho ribadito che per fare soldi, successo ed avere soddisfazione non serve una laurea.....
Difatti dalle nostre parti c'è un detto popolare che dice "un somaro dentro una BMW rimane sempre un somaro"
Tanto per dire che molti calzaturieri ignoranti si sono arricchiti a dismisura ma sono rimasti gretti, ottusi e prepotenti........anche se pieni di soldi, ville e yatch.....

E citando una tua frase intelligente l'avere non è essere.....e questo lo si applica anche ad una laurea......non solo ai soldi..... :strettamano:
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Deliverance continua con le sue inutili esperienze personali, di nessuna valenza statistica, incapoace di elevarsi all’universale. Viene da chiedersi che senso abbia discutere con chi non è in grado di dare risposte pertinenti alle domande che gli vengono poste.
“Se consideriamo che molti dirigenti delle pubbliche amministrazioni, nella politica, ed in molti altri settori privati sono laureati e degli emeriti incompetenti oltre che ignoranti, mi fa capire che una laurea non cambia proprio una cippa....”
Affermazione gratuita, oltre che irrilevante. Non s’è capito in base a quale statistica tu abbia decretato l’ignoranza dei dirigenti delle amministrazioni pubbliche, ma soprattutto non s’è capito che cosa dovrebbe c’entrare l’ignoranza di costoro col loro successo lavorativo od economico. Se per quei posti occorre una laurea onde accedervi, allora la laurea ha permesso loro di arrivarvi. Che importanza ha, al fine di valutare l’utilità della laurea, se queste persone siano ignoranti o istruite? Ciò che conta è che anche grazie alla loro laurea sono riuscite ad accaparrarsi il posto.
“Non capisco perchè ogni volta ti devi ergere a professore supremo e sbattere la tua cultura in faccia alle persone, che tra l'altro possono avere più successo di te nella vita anche avendo la metà o un quarto della tua cultura umanistica..”
Perché mi piace demolire le risposte prive di senso, e questo ne è un esempio. Che per ipotesi persone con un quarto della mia cultura possano avere più successo di me, cioè che per ipotesi una persona con la terza media possa avere più successo economico di me, è tanto corretto quanto irrilevante. Il problema infatti non è se una persona con la terza media possa avere più successo economico di un laureato, bensì se in media una persona con la terza media abbia più successo economico di un laureato. La risposta è no. In media il laureato ha più successo economico. Per la precisione, stando al rapporto OCSE, per coloro che sono appena entrati nel mondo nel lavoro la remunerazione media di un laureato è del 22% superiore a quella di un diplomato, e più si va avanti col tempo, più la forbice si allarga.

Bastava solo che ieri guardavi un secondo le interviste fatte ai laureati su Ballarò (che tra l'altro le fanno ogni santo martedi) per capire il rapporto tra studio (che comunque è sacrificio anche se potrebbe piacere) e relativo lavoro appagante sia a livello economico che passionale..”
Quelle interviste sono tanto vere quanto irrilevanti. Ancora infatti pari incapace di ragionare statisticamente. Se anche avessero intervistato mille laureati disoccupati, ciò sarebbe stato irrilevante, nella misura in cui ce ne sono invece 10.000 occupati. Bisogna cioè non guardare le storie singole mai i fatti a livello nazionale. La risposta, sia da dati AlmaLaurea che da quelli OCSE, è che la laurea è sempre meno un investimento, cioè la laurea dà sempre meno certezza di trovare lavoro. Ma ciò non implica che, siccome l’utilità della laurea sta decrescendo, allora chi ha la laurea ha le stesse probabilità medie di chi ha un diploma. Decrescere non vuol dire azzerarsi. In questo senso sia i dati OCSE che quelli AlmaLaurea ci dicono che il laureato trova ancora lavoro più facilmente del diplomato, e soprattutto un lavoro più remunerato. Questi sono dati su base nazionale, quindi risparmiaci le tue irrilevanti esperienze personali, altrimenti inizierò a credere che tu lo faccia apposta a fingere di non capire. La laurea cioè è ancora un investimento, meno del passato certamente, ma lo è ancora.
“perchè non penso che uno si sorbisce 5 anni di università e deve studiare materie che potrebbero fregare di meno, ma che fanno parte del corso di studio e quindi vanno passate anche con il minimo dei voti, per friggere patatine al mcdonald, non avrebbe senso la scelta dell'università...”
Naturalmente anche questo dato è infondato. In primis, perché viene assunto arbitrariamente l’esito più negativo di tutti, cioè il friggere patatine al Mc, quando invece ci sono un mucchio di sfumature intermedie. In secondo luogo perché se è vero che in ogni corso di laurea ci sono presumibilmente materie che non sono piaciute, ciò non ci permette di dire che siano state così spiacevoli da far perdere il valore di piacere al corso di laurea in se stesso. Il tuo ragionamento invece presuppone che, stante le poche materie che non piacciono, queste avvelenino così tanto l’intera carriera universitaria da far sì che avrebbe avuto senso fare l’università solo se dopo ci fosse il tornaconto economico. Invece non è così, si deve invece dire che le poche materie che non piacciono non pregiudicano il fatto che chi abbia scelto un corso di laurea di suo gradimento abbia trovato nel complesso l’esperienza dell’università piacevole, al punto che farla ha avuto un senso in sé.
“Inoltre, ti rimando anche al sito dei radicali italiani per affrontare le numerose interviste trattate nei format di approfondimento che solitamente mandano in onda il lunedì mattina dal tema "laureato ed ora?"”
Le quali, raccolte di pietose storie, non smoveranno di una virgola il dato statistico generale a livello nazionale. Come ripeto la testimonianza di mille laureati disoccupati è irrilevante, se fa media con un numero complessivo in cui invece la gente è riuscita a trovare lavoro, e un lavoro più remunerato. Le università italiane si sono da più di un decennio unite nel consorzio AlmaLaurea che valuta l’occupazione dei laureati italiani a 1,3, 5, ecc. anni dalla laurea, ed il risultato è che la laurea è un investimento a medio-lungo termine, cioè che è dopo 5 anni che si vede in media quale sia la differenza tra il lavoro fisso che trova un diplomato e il lavoro che trova un laureato. Qui un intervista al presidente di AlmaLaurea in occasione di un convegno che c’è stato alla mia università qualche mese fa:

[youtube][/youtube]

Non avrei potuto esprimermi meglio di quanto faccia il nostro Magnifico Rettore in questo video….
E ora spero che Deliverance davanti ai dati nazionali si decida a tacere e ad evitare di portarci ulteriormente le sue storielle locali dell’imprenditoria veneta, di nessuna rilevanza statistica…
“Quindi se io non frequento un ateneo ma leggo e mi informo per conto mio non ho le stesse opportunità di un laureato o la sua stessa cultura se non superiore?
Mi sembra un pò discriminante questa situazione.....”
Non hai le stesse opportunità riguardo a cosa? Di far soldi? In effetti hai meno opportunità. Questo non vuol dire, da capo, che tu non possa diventare più ricco di un laureato, vuol solo dire che statisticamente hai meno probabilità di riuscirci. Stiamo parlando di statistiche nazionali, non si casi singoli.
In molti posti poi, senza il pezzo di carta, non si può entrare, indipendentemente dalla propria cultura personale. Se per un posto di selezionatore del personale chiedono il master XYZ, tu puoi essere bravo quanto vuoi, ma non entri neppure al colloquio se non ce l’hai.
“Torno a ribadire il concetto di fondo, se parliamo di accedere a determinate professioni per titoli, il discorso della laurea ha un senso (anche se con le conoscenze e tecnologie di oggi la cultura specialistica di determinati settori è alla portata dei più, rendendo cosi molte lauree meno spendibili, difatti in molti settori si richiedono più diplomati specializzati che laureati).....”
E io ribadisco che siccome i lavori dei diplomati possono farli anche i laureati, perché i laureati sono stati dei diplomati prima di laurearsi, allora il laureato potrà muoversi sia per cercare lavori da diplomato che da laureato, mentre il diplomato si può muovere solo cercando lavori da diplomato. Più istruzione vuol dire più possibilità di scelta.
“visto che in determinati settori di statistica e per la società moderna laurea è sinonimo di guadagno, ed io a questo punto ho ribadito che per fare soldi, successo ed avere soddisfazione non serve una laurea.....”
E io ti ho ribadito che questo è tanto vero quanto irrilevante. Si ci può arricchire anche con la terza media, ma è meno probabile che accada. Tutto qui. Quindi la laurea, con buona pace dei TdG che si premurano di pubblicare le frasi dei sindaci che consigliano ai giovani di fare gli idraulici, è ancora un investimento.
“E citando una tua frase intelligente l'avere non è essere.....e questo lo si applica anche ad una laurea......non solo ai soldi”
Già, avere non è essere, ma la laurea si prende se passi gli esami (a meno che tu non corrompa qualcuno), quindi per prendere quella laurea hai comunque dovuto ampliare i tuoi orizzonti. L’avere un pezzo di carta è ciò dovuto a modificazioni che sono intervenute nel tuo essere, ad un ampliamento di conoscenze che sei stato costretto a subire.

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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

La cosa che mi fà sorridere di te poly è che ti stai dando la zappa sui piedi da solo, ancora citi le tue statistiche che appunto confermano quello che io dico, esponendo all'ennesima potenza solo la parte di bicchiere mezzo pieno che vuoi vedere.

Vorrà dire che quello che vedo io nella mia piccola realtà cozza con le tue statistiche che però mi danno ragione.....

Il problema di voi cattedratici è che avete illuso milioni di giovani con le lauree a buon mercato, moltissimi ci hanno creduto, ma pochi hanno raggiunto quello che volevano....

A prescindere dai sofismi che vuoi dispensare a tutti dal tuo mondo completamente distaccato dalla realtà quotidiana, chi và all'università lo fà per un motivo ben preciso, il vivere meglio e l'avere un lavoro migliore, il più delle volte spronati dalla famiglia che forse essendo operaia gradisce vedere il figlio fare qualcosa di più e meglio di loro....

Ma il problema viene quando dalle centinaia di migliaia di laureati in diverse decine di lauree diverse solo pochi riescono a fare un lavoro o vita che avevano previsto....

Se per la tua filosofia di vita questo è irrilevante sono solo problemi tuoi, vallo a spiegare a decine di migliaia di laureati che si sentono frustrati per gli sforzi compiuti e per gli obiettivi raggiunti....

Se poi vuoi giustificare questa loro situazione con....."bè avete la cultura" sono contento per te, ma non penso che ti diano ascolto..... :fronte:

Le statistiche che tu citi e che appunto enfatizzano questa tendenza, ovvero di vedere la laurea solo come appannaggio di pochi eletti, non tanto per i soldi, ma quanto per sforzi-opportunità offerte da ragione piena alla mia mediocre realtà (come tu la definisci)....

Perchè vedi caro Poly, in una società di statistica massificata, l'universitario medio ed il conoscente più diretto che lo prende come esempio, vedono proprio questo, studiare tanto per non essere realizzati, o non come VOI cattedratici promettevate in passato.... :fronte:

Questo dicono le statistiche massificate.....e questo percepisce la persona media, che vede molte lauree inutili.... :strettamano:

PS: Quando dici che i lavori dei diplomati li possono fare anche i diplomati, stai dicendo una grossa cavolata, conosco gente laureata con 110 e lode che non sà cambiarsi neanche il filtro del lavandino......e che ha senso pratico sotto la suola delle scarpe......
ahhh si questa è la mia inutile esperienza personale, ma reale, come sempre....passo e chiudo dalla vita quotidiana.... :ok:
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mr-shadow

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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

Caro Deliverance, vedo che esiste una totale incomunicabilità fra te e quegli strani esseri che sono per te gli “intellettuali”. Provo a vedere se riesci a capire me, visto che per certi versi dovrei risultare, nella tua ottica, una specie di creatura meticcia. Faccio parte di quelle persone che finora non hai voluto considerare, cioè coloro che hanno studiato perchè amavano certe materie e ci hanno messo la stessa passione che altri possono aver messo nel praticare uno sport o nel dedicarsi alla musica. Però non faccio parte di quel mondo accademico che tanto disprezzi. Dirigo un’azienda, piccola, solo una decina di dipendenti, ma con un fatturato non disprezzabile. Inoltre sono nel consiglio d’amministrazione di una ditta inglese. Aggiungo che la mia clientela è internazionale e prevalentemente nel settore del non-profit. Tutto questo te lo dico per chiarire che non ho sott’occhio una realtà limitata a una regione o a un solo settore economico.

Ora che ti ho presentato le mie credenziali, che dovrebbero chiarirti come io non viva in una specie di torre d’avorio, vengo al punto: scrivi che la cultura fa figo, e in effetti spesso serve per ottenere un lavoro figo, di quelli che a un ignorante non darebbero mai.

Vedo che le statistiche t'interessano poco e preferisci guardare alcuni casi concreti che vedi intorno a te. Allora ti parlo di quelli che vedo io intorno a me. Vedo che esistono certi incarichi, all'interno di aziende e di associazioni non-profit, per i quali non esistono corsi di laurea specifici e sono invece fondamentali certe caratteristiche della personalità quali la curiosità intellettuale, una mente aperta al nuovo, un giusto approccio ai problemi e alla ricerca di soluzioni. Guarda caso, queste posizioni sono quasi sempre occupate da persone con lauree in filosofia, storia, lettere e altre materie umanistiche. Non perchè sia la laurea ad averli resi idonei a quel lavoro, ma perchè il tipo di studi corrispondeva alla loro personalità e li ha aiutati a coltivare certe doti e attitudini.

Forse per te quelli di cui parlo non sono persone di successo, visto che non hanno un'azienda tutta loro, non hanno molte persone da comandare (al massimo tre o quattro), non hanno il jet privato e lo yacht (però possono permettersi un aereo ultraleggero o un motoscafo). Non so quanti soldi si debbano guadagnare, nella tua ottica, per essere persone di successo. Nella mia ottica è già un successo notevole l'aver studiato le cose che più li appassionavano, fare un lavoro che amano, guadagnare uno stipendio al di sopra della media.

Nota bene: non sto dicendo che tutti debbano studiare materie umanistiche, sto solo dicendo che se un giovane vi è portato sarebbe totalmente irragionevole distoglierlo da un certo tipo di studi per la convinzione che "tanto non serve a niente".

Un'ultima cosa. Ho notato in un post precedente che parlavi di una Luger. Se intendevi riferirti a una celebre frase spesso attribuita a Goebbles, altre volte a Göring o Himmler, ti avverto che hai sbagliato pistola. La frase originale, che qualche gerarca nazista amava citare, era una battuta dal dramma Schlageter di Hanns Johst e diceva così: "Wenn ich Kultur höre entsichere ich meinen Browning!" (Quando sento "cultura" tolgo la sicura alla mia Browning). Un'istruzione adeguata insegna anche a dare importanza alla precisione e avversare il pressapochismo.
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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

Cara Cogi, inizio dalla luger, no è una mia frase del tutto personale e sarcastica per dire che dopo quelle frasi dispensate per fare impressione ed innalzarsi al di sopra degli altri, mi sono impressionato cosi tanto che quasi quasi mi suicidavo per la vergogna.... :ciuccio: :ciuccio: :ciuccio:

Dopo avermi esposto le tue credenziali non posso che complimentarmi con te, uno perchè sei donna ed in un sistema italiota non è facile e due perchè parli dalla trincea.... :ok:

Ma veniamo a noi al succo del discorso......

Forse non mi sono spiegato bene io o forse non mi sò far capire.....cerchiamo di rimediare con questo post.....

Quando si parla di cultura stiamo in un campo che vuol dire tutto e non vuol dire niente....
Penso che per una come te che deve gestire cose pratiche e deve mandare avanti la carretta e con successo, la cosa che più interessa è una cultura riferita al senso pratico al saper risolvere i problemi, e questo esula grandemente da una laurea.....
Nel lavoro di tutti i giorni converrai con me che il saper fare non è sinonimo di carte.....e quindi mettiamo una pietra tombale sopra l'ignorante mediocre medio che levata la gazzetta dello sport non và oltre....

Ahhhh parentesi, Leonardo da Vinci non era laureato........eppure di cultura e scienza nè ha sfornata parecchia....scusate ma questa mi è scappata.... :cer:

Torniamo a noi.....se uno è appassionato di materie umanistiche, di materie classiche e culturali, per mè può anche prendere 3 lauree e 10 master......se avessi un figlio che fosse appassionato di greco, latino, di filosofia e di quant'altro, sarei il primo a fargli prendere una due e dieci lauree.....chi ha mai detto il contrario.... :ok:

Stiamo parlando di utilità della laurea che è ben diversa.....

Se in passato ci sono state pubblicità gratuite che grazie alla laurea si migliorava la vita, studia perchè starai meglio e via dicendo, grazie alle quali molti hanno intrapreso i più disparati percorsi formativi, pensando di migliorare la propria vita per poi trovarsi con un pugno di mosche, le conseguenze poi sono i cali di iscrizione e la perdita di fiducia nella laurea.....

Chi si laurea non lo fà solo per cultura personale, molti lo fanno per stare meglio.....se Poly conosce solamente i filosofi sono contento per lui, ma ingegneri, architetti, laureati in scienze della comunicazione, medici, fisici, matematici e simili, lo fanno per trovare un lavoro e non per filosofeggiare....

Cara Cogi, siccome io lavoro nel campo del pubblico e sono circondato da laureati.....se permetti ho molte perplessità sia sull'efficacia della laurea italiana che sulle persone che genera..... :ciuccio: (ahhh si sono sempre mie esperienze personali....fortuna le statistiche dell'Osce e va bene)

Vogliamo rimanere nel campo culturale, mi sta bene, ma per le ambizioni culturali che fanno figo, ci deve stare una famiglia che ti sponsorizza e che ti mantiene sia per gli studi e sia nell'ipotetico lavoro che non troverai mai, perchè a dispetto delle affermazioni di Poly, chi esce con determinate lauree CULTURALI, a meno che non vincono dei concorsi per meriti (molto raro) o non abbiano conoscenze (ancora più raro), la stragrande maggioranza si deve arrangiare....
Ma questa stragrande maggioranza può permettersi di fare questo solo grazie ad una famiglia che gli regala la bambolina-studio-passione con cui giocare......

Siccome il discorso verteva sull'utilità della laurea, la stragrande maggioranza dei ragazzi e delle famiglie non si possono permettere la bambolina-studio-passione con cui giocare e per questi motivi o non si laureano oppure cercano di fare buon viso a cattivo gioco con dei corsi di laurea spendibili al meglio e con il minimo sforzo....
Quello che appare stucchevole di tutta la discussione è lo sdegno e lo stupore dei cattedratici (a questo punto mantenuti) che al calare delle iscrizioni negli atenei (e ci credo, toccano i loro fondoschiena) si indignano per questa tendenza che vede famiglie e giovani interrogarsi nel compiere uno sforzo economico e di tempo verso una laurea che forse non ti garantirà quello che uno pensa....di conseguenza molti ragazzi dei quinti superiori sono più propensi a specializzarsi con dei corsi di formazione extra scolastici o immettendosi subito nel campo del lavoro per fare esperienza.....

Il mio discorso non è riferito al semplice successo economico, c'è gente felice anche con 1000 euro al mese e con un lavoro che si sono conquistati.....

Ma poichè le statistiche si fanno sulla massa, quella stessa massa che manda i figli a scuola guadagna 1000 euro al mese e vorrebbe che il figlio grazie ad una laurea stesse meglio, se al riscontro dei fatti questa cosa non avviene per la stragrande maggioranza dei casi, la laurea perde di efficacia e di valore....
E' una questione di possibilità, risorse e pragmatismo......che molti intellettuali hanno grazie a mammina e papino che gli permettono di trastullarsi alla ottocentesca maniera con passeggiate meditative e letture impegnate..... :saggio:
Cogitabonda ha scritto:Nella mia ottica è già un successo notevole l'aver studiato le cose che più li appassionavano, fare un lavoro che amano, guadagnare uno stipendio al di sopra della media.
Parliamo la stessa lingua....
Cogitabonda ha scritto:scrivi che la cultura fa figo, e in effetti spesso serve per ottenere un lavoro figo, di quelli che a un ignorante non darebbero mai.
Dipende, in molti settori lavorativi c'è il nerd sgrammaticato che però pur non essendo laureato è un padreterno con il computer, nel disegno 3D, nella gestione delle problematiche logistiche, che ti trova soluzioni di progettazione e prototipazione......e nella produzione artigianale, del design e della manifattura, ti servono anche queste persone qui, che forse dovrai pagare bene e meglio di un "intellettuale" il più delle volte alieno ed incompetente a queste cose..... e che molto spesso si para il suo regal posteriore grazie a capacità dei sottoposti......li chiamano manager mi sembra..... :fronte:
Non pensiamo che i non laureati siano tutti dei celebrolesi che guardano sbavando i fondoschiena delle bariste alla pausa pranzo, che l'unico inglese che conoscono è quello delle due funzioni base del menù dell'i-phone, che la lettura più interessante è la gazzetta della sport..... :strettamano:
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deliverance1979 ha scritto:Cara Cogi, inizio dalla luger, no è una mia frase del tutto personale e sarcastica per dire che dopo quelle frasi dispensate per fare impressione ed innalzarsi al di sopra degli altri, mi sono impressionato cosi tanto che quasi quasi mi suicidavo per la vergogna.... :ciuccio: :ciuccio: :ciuccio:
Ho frainteso perchè ricordavo che parlavi della laurea appesa al muro a far da bersaglio, ma rileggendo mi sono accorta che parlavi di bersaglio agli insulti.
Nel lavoro di tutti i giorni converrai con me che il saper fare non è sinonimo di carte.....
Ne convengo sì, ma non mi pare che gli altri interlocutori in questa discussione volessero sostenere il contrario.
se uno è appassionato di materie umanistiche, di materie classiche e culturali, per mè può anche prendere 3 lauree e 10 master......se avessi un figlio che fosse appassionato di greco, latino, di filosofia e di quant'altro, sarei il primo a fargli prendere una due e dieci lauree.....chi ha mai detto il contrario....
Per la verità avevi dato proprio quest'impressione, per questo ho voluto affermare che sarebbe illogico scoraggiare un giovane che volesse seguire questo tipo di studi. Quello su cui volevo insistere è che se un giovane ha capacità e doti, saprà far fruttare i suoi studi anche quando questi sembrano non avere un immediato riscontro pratico. Pensa un po' che di recente negli USA hanno cominciato a reclutare antropologi per fare previsioni sugli andamenti dei consumi nel medio-lungo termine!
Chi si laurea non lo fà solo per cultura personale, molti lo fanno per stare meglio.....se Poly conosce solamente i filosofi sono contento per lui, ma ingegneri, architetti, laureati in scienze della comunicazione, medici, fisici, matematici e simili, lo fanno per trovare un lavoro e non per filosofeggiare....
Ovvio che chi studia architettura desideri fare l'architetto e così via (se aveva altri scopi, i problemi in cui incorre se li è cercati), ma dire a qualcuno in partenza "non farlo perchè con quella laurea lì non vai da nessuna parte" è totalmente illogico, in primo luogo perchè il mondo del lavoro cambia, e quel che è vero adesso non è detto che valga fra 5 anni, ma soprattutto perchè se uno con la passione per l'architettura corre il rischio di non poter fare l'architetto dopo essersi laureato, se non si laurea ne ha la certezza assoluta.
Cara Cogi, siccome io lavoro nel campo del pubblico e sono circondato da laureati.....
Questo spiega come mai hai tanto l'aria d'avere il dente avvelenato! Per carità, conosco anche gente seria e competente che lavora nel settore pubblico, ma so che è densamente popolato da gente che difficilmente riuscirebbe a farsi assumere (o a mantenere il posto) nel privato, soprattutto nelle ditte medio-piccole in cui un incompetente o un nullafacente rappresenterebbe una zavorra insostenibile.
per le ambizioni culturali che fanno figo, ci deve stare una famiglia che ti sponsorizza e che ti mantiene sia per gli studi e sia nell'ipotetico lavoro che non troverai mai,
Non esistono più i ragazzi che studiano e lavorano? Ai miei tempi sì. Anzi, una ragazza che lavora con me quando studiava lavorava in una pizzeria di sera, ha 30 anni quindi non parliamo di secoli fa. Studiava lingue e letterature straniere, quindi non si aspettava lauti guadagni futuri in cambio dei suoi sacrifici, studiava perchè le sarebbe sembrato innaturale non farlo. Il colloquio di lavoro che ha fatto qui da me è stato un piccolo colpo di fortuna (sia per lei che per la ditta) ma anche la fortuna esiste.
Quello che appare stucchevole di tutta la discussione è lo sdegno e lo stupore dei cattedratici (a questo punto mantenuti) che al calare delle iscrizioni negli atenei (e ci credo, toccano i loro fondoschiena) si indignano per questa tendenza che vede famiglie e giovani interrogarsi nel compiere uno sforzo economico e di tempo verso una laurea che forse non ti garantirà quello che uno pensa....
La laurea non garantiva niente nemmeno ai miei tempi (ho fatto liceo e università negli anni '70), gli anni '80 avevano creato molte più illusioni, che si sono poi sgonfiate. Certo che se l'università viene considerata solo in termini d'investimento per un ritorno economico, da giovani che vivono lo studio come un sacrificio, allora è meglio che facciano tutt'altro.
Il mio discorso non è riferito al semplice successo economico, c'è gente felice anche con 1000 euro al mese e con un lavoro che si sono conquistati.....
Mi fa piacere che la pensi così.
E' una questione di possibilità, risorse e pragmatismo......che molti intellettuali hanno grazie a mammina e papino che gli permettono di trastullarsi alla ottocentesca maniera con passeggiate meditative e letture impegnate.....
Anche a me piace trastullarmi con passeggiate meditative e letture impegnate, infatti a quelli che mi fanno i complimenti per la mia efficienza rispondo sempre che è dovuta al fatto che ho bisogno di garantirmi una certa quantità di ore d'ozio. E ci riesco! Avessi figli sarebbe un'altra storia, ovviamente. Ai miei dipendenti dico sempre che quelli che prendono sul serio il lavoro prendono sul serio anche il riposo (prova a togliere un giorno di ferie a un tedesco e te ne accorgi!). Ho osservato che i giovani laureati hanno più facilità ad accettare il fatto che ci sono periodi in cui bisogna lavorare come matti anche di sera, di sabato e di domenica, e poi periodi più tranquilli in cui si lavora a ritmi rilassati. Abituati com'erano con gli esami, trovano normale trattare come tali anche certe scadenze della ditta.
in molti settori lavorativi c'è il nerd sgrammaticato che però pur non essendo laureato è un padreterno con il computer, nel disegno 3D, nella gestione delle problematiche logistiche, che ti trova soluzioni di progettazione e prototipazione......e nella produzione artigianale, del design e della manifattura, ti servono anche queste persone qui, che forse dovrai pagare bene e meglio di un "intellettuale" il più delle volte alieno ed incompetente a queste cose..... e che molto spesso si para il suo regal posteriore grazie a capacità dei sottoposti......li chiamano manager mi sembra..... :fronte:
Mai negato che esistano delle abiltà e delle competenze non legate a studi scolastici e universitari. Quanto ai manager incompetenti, qualche anno fa è sembrato che ne fosse scoppiata la moda, ne incontravo dappertutto, a Londra come a Bruxelles. Era sorta una scuola di pensiero secondo cui sarebbe un vantaggio avere dei manager che non hanno competenze specifiche nel settore in cui opera l'azienda, perchè avrebbero un approccio nuovo e senza pregiudizi. In alcune grandi organizzazioni ci hanno creduto, però diversi di questi manager incompetenti sono già spariti dalla scena.
Non pensiamo che i non laureati siano tutti dei celebrolesi che guardano sbavando i fondoschiena delle bariste alla pausa pranzo, che l'unico inglese che conoscono è quello delle due funzioni base del menù dell'i-phone, che la lettura più interessante è la gazzetta della sport.....
Non credo che in questo forum ci sia qualcuno che pensa una cosa del genere.
Compiacersi di aver ragione è sgradevole - Avere troppa coscienza di sé è odioso - Commiserarsi è infame
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