Chiuso il thread, e sull’opportunità della chiusura consento appieno con l’admin, devo rispondere a una domanda che Achille mi aveva posto:
Nel punto 10.2 (pagina 13) si parla di "violazione di norme di condotta civile e di buona educazione".
Quixote, dalla tua lettura cosa comprendi? Chi nella sentenza parla di 'comportamento poco civile e di maleducazione'? La Cassazione o Fallacara?
Rispondendo in merito direi ironicamente, se l’ironia fosse giustificata, né l’uno né l’altro, in quanto l’osservazione va riferita alla sentenza del 2013, cioè al giudice che l’ha pronunciata, letterale o parafrasata che sia. Ma di fatto appare condivisa dalla Cassazione, anche se, ovviamente, non assume rilevanza penale, perché la stessa ribadisce che, ancorché questi atteggiamenti siano «riprovevoli sul piano sociale» (p. 4 come già sottolineava Mario), non si configurano come illecito, «in quanto frutto di libere scelte, sebbene condizionate da una convinzione di tipo religioso» (ibid.).
Qui poi mi sembra di riscontrare qualche lacuna dell’attore, cioè Fallacara, che forse, invece di venire a dire che era dimissionario ma ancora fervente credente, avrebbe dovuto rimarcare che le pubblicazioni WTS incitano all’ostracismo, e di fatto la Cassazione lamenta la mancanza di una documentazione in proposito. Ma è solo una mia impressione, e conoscendo come funziona la prassi giuridica in Italia, può ben darsi che sia stata prodotta, ma sottostimata. Resta che la Cassazione obietta al Fallacara di «non aver convenuto i soggetti ai quali imputava le manifestazioni di ostracismo» (ibid.), con ciò stesso confermando di non riferirsi ai dettami della congregazione, ma
ai singoli, e ne discende che questo aspetto non sia stato indagato con la meticolosità che richiedeva (ovvero non fosse ritenuto rilevante, ma per l’appunto non so se addebitarlo all’attore o ai convenuti, o peggio, a inaccuratezza della Cassazione).
Infine la Corte riconosce la fondatezza della precedente sentenza, che parafrasata o meno, parlava di «violazione di norme di condotta civile e di buona educazione», ma parimenti negava che fossero «meritevoli di tutela dal punto di vista penalistico» (p. 13). Concludendo con un interessante rapporto, però non concludente, fra diritti delle associazioni religiose, e «sindacato giurisdizionale», cui le prime non possono allontanarsi più di tanto, ma che resta nel vago, ove poi si viene a dire che «la libera professione di una confessione religiosa deve mostrare rispetto per la persona umana nei suoi così detti “diritti personalissimi”», ecc. (p. 14). Ma questo, e quel che segue, pare ipocrita nella sua formulazione e generalizzazione, e finisce quasi per rammentarci le grida disattese contro i bravi nei Promessi Sposi.
Allora Manzoni finiva per maliziare dicendo: ma queste cose avvenivano nel ’600. Sulla sua scia anch’io dovrei dire: queste cose accadevano nell’800…